Lo scopo principale dell’ENPAP è quello di erogare pensioni ai suoi iscritti, garantendo loro un futuro sostenibile quando non saranno più in condizione di produrre reddito autonomamente.
Con il vigente “sistema previdenziale contributivo”, che è la base normativa su cui è necessariamente costruito il meccanismo pensionistico del nostro Ente, al termine del percorso lavorativo si riceve una pensione dipendente da quanto si è messo da parte con i contributi durante l’attività lavorativa, visto che fin dal 1995 le norme hanno escluso che la fiscalità generale possa intervenire integrando l’ammontare delle pensioni.
Per avere una pensione alta occorre, quindi, avere messo da parte il più possibile: sarà solo sulla base di quanto abbiamo accumulato nel nostro gruzzoletto presso l’Ente di previdenza (chiamato tecnicamente “montante“) che si calcolerà la pensione.
Ora, circa l’ampiezza del montante contributivo degli Psicologi occorre confrontarsi con due questioni:
– la prima è di natura storica, riguarda i pensionati di oggi e dei prossimi anni immediati ed è l’effetto della breve vita dell’Ente: un percorso previdenziale compiuto dura all’incirca 40 anni mentre il nostro Ente ha solo venti anni di vita e questo fa sì che chi va in pensione ENPAP oggi abbia potuto accumulare montante previdenziale solo per la metà della sua carriera lavorativa;
– l’altra riguarda di più i contribuenti più giovani, quelli che potranno andare in pensione avendo messo da parte contributi previdenziali per l’intera durata del percorso professionale: in questo caso il problema principale che si frappone è la scarsità dei redditi.
La media complessiva dei redditi netti degli Psicologi italiani, per 2014 è di € 13.360 e, a fronte di questi valori, appare improbabile l’accantonamento di importi eccedenti il minimo di legge del 10%.
Parto della ricostruzione del meccanismo pensionistico, nella presentazione di questa ricerca, perché la necessità di questa indagine sul posizionamento di mercato della Psicologia professionale è stata dettata proprio dall’esigenza di migliorare i trattamenti pensionistici degli Psicologi.
Se il vigente sistema previdenziale contributivo prevede accantonamenti pensionistici (e conseguenti pensioni) proporzionali ai redditi percepiti, l’Ente di previdenza ha il dovere di impegnarsi per rendere più dignitoso possibile l’importo dei suoi trattamenti pensionistici e, con questa logica normativa, questo si può fare solo se si dà una mano agli iscritti ad aumentare i loro redditi.
Tre linee di azione per sostenere il reddito
Pur nella consapevolezza di non avere, da soli, il potere di far guadagnare meglio la categoria, il Consiglio di amministrazione dell’ENPAP ha allora individuato tre linee principali di azione per indirizzare e supportare questo auspicato sviluppo. Su queste tre linee si sono quindi pensati e realizzati servizi per gli iscritti a spiccato valore aggiunto:
- In primo luogo occorre favorire il più rapido accesso alla professione da parte dei giovani Colleghi. Con il sistema contributivo, più a lungo si accantonano contributi maggiore sarà il montante e maggiore la sua rivalutazione. Questo favorisce l’aumento degli importi accantonati e quindi la definizione di una pensione più elevata.
In questo senso vanno, tra le altre, le iniziative attivate di recente per favorire l’accesso al credito (Progetto Microcredito), quelle per diffondere e sviluppare le competenze imprenditoriali (Psicologhe: che impresa!), il Social Network di categoria “ES-EnpapSocial” in partenza in questo stesso periodo.
- È poi necessario sostenere, per tutti gli iscritti, la massima continuità lavorativa: tanti Colleghi, ad un certo punto della loro carriera (che, come si diceva, va immaginata di una durata intorno ai quaranta anni), hanno necessità di riorganizzare il loro lavoro perché il tipo di attività che hanno sempre fatto, i servizi che hanno proposto fino a quel momento, non sono più in grado di garantirgli la sussistenza economica alla luce dei cambiamenti avvenuti nel mercato dei servizi o nel quadro normativo. Una riduzione importante della capacità di produrre reddito introduce periodi di scarso o nullo accantonamento previdenziale e, di conseguenza, lede in maniera importante il montante contributivo e l’entità della pensione.
Per dare supporto in queste situazioni sono state, per esempio, avviate le iniziative di formazione in “Progettazione Europea”, il progetto “Progetta e migliora la tua carriera”, il sostegno agli eventi di aggiornamento professionale.
- Trasversale a tutte le fasi del ciclo professionale è, poi, la necessità di orientare l’offerta di servizi e il posizionamento comunicativo dei professionisti Psicologi verso le aree emergenti di richiesta di interventi psicologici, in modo da aiutare gli Iscritti ad intercettare rapidamente i nuovi bisogni individuali e collettivi, eventualmente modificando per tempo il loro modo di operare o di proporre i loro servizi, presidiando nicchie di mercato che in mancanza di posizionamento degli Psicologi verrebbero occupate da altre professioni (o pseudo-professioni) di matrice più latamente psicologica.
In questo terzo filone di interventi si inserisce, principalmente, la ricerca che dà origine a questo ebook.
Quali valori per il mercato della Psicologia?
Questa prima ricerca di mercato commissionata dall’ENPAP è una ricognizione, iniziale ma già ricca di dati interessanti, su le opportunità e i vincoli prospettati alla Psicologia professionale oggi, sul posizionamento dell’offerta professionale degli Psicologi rispetto alle richieste attuali delle persone e su quali indirizzi possono essere presi alla luce delle indicazioni che vengono dai cittadini.
È un lavoro utile anche nelle altre prospettive di sviluppo sostenute dall’attuale Consiglio di Amministrazione dell’ENPAP: per aiutare i Colleghi ad entrare più rapidamente nel mercato del lavoro libero professionale, a riposizionarsi quando cambia la corrente e cambiano i bisogni della società, ad intercettare i bisogni sociali e farli diventare domande di intervento psicologico, è necessario avere a disposizione strumenti che aiutino ad intendere al meglio l’andamento della richiesta dei loro servizi e il modo per proporli in maniera più efficace e pregnante.
L’ orientamento al mercato è ormai una necessità conclamata anche per le professioni liberali.
Il “mercato”, in questo caso, è da intendersi quale “campo all’interno del quale si scambiano i valori” e il mercato della Psicologia va definito in maniera congrua con l’etica e con la responsabilità sociale che ci contraddistingue in quanto Psicologi, con il caratterizzarsi della nostra professione per la capacità di dare risposte ai bisogni e alla sofferenza delle persone e delle loro organizzazioni.
Al contempo, però, non può essere cieco alle esigenze di reddito (e di accantonamento previdenziale) e di legittimazione sociale necessarie a garantire la stessa sopravvivenza dell’assetto professionale della Psicologia in Italia.
La Psicologia vale: qualche dato concreto
Come vertice politico dell’ENPAP siamo partiti dalla consapevolezza che da anni il mercato della Psicologia è in significativa e costante crescita. Questa percezione è sostenuta dall’oggettivo continuo accrescersi del reddito complessivo prodotto della Psicologia professionale in Italia.
Questo grafico rappresenta l’andamento della raccolta del Contributo Soggettivo, che corrisponde al 10% del reddito netto dei professionisti Psicologi, versato all’ENPAP nel corso degli anni.
Si tratta di una curva continuamente ascendente che registra il progressivo aumento, dalla fondazione dell’ENPAP ad oggi, del complesso dei redditi percepiti dagli Iscritti. Si passa da un ammontare di circa 11 milioni di euro nel 1996 ad un ammontare di quasi 80 milioni nel 2014, il che vuol dire che il reddito annuale prodotto da prestazioni psicologiche nel libero mercato Italiano è passato, in 20 anni, da 110 milioni di euro a circa 800 milioni di euro.
Si può quindi dire che la penetrazione nel mercato privato della Psicologia professionale è in continua crescita anche in questi anni di crisi economica, che la Psicologia ha un mercato potenziale che appare in grado di assorbire l’offerta crescente dei servizi degli Psicologi e che la Psicologia professionale è stata ed è in grado di incontrare i bisogni delle persone a dispetto (o forse proprio in ragione) dei grandi cambiamenti sociali, economici e culturali che hanno attraversato questi venti anni di storia italiana.
Al contempo constatiamo la percezione diffusa, all’interno della categoria, di un mercato che sta cambiando mettendo in difficoltà la nostra professione: salgono in auge figure professionali nuove che si propongono in posizione concorrenziale agli Psicologi, offrendo anche loro servizi di matrice psicologica; si espande e si modifica la richiesta di servizi di tipo psicologico fino a rendere, in termini e misure che meritano di essere esplorate, in parte inadeguata l’attuale offerta professionale di Psicologia.
Da questo quadro, complesso e non privo di contraddizioni, siamo partiti per arrivare a formulare la base progettuale di questa ricerca, che rappresenta l’inizio di una esplorazione dei percorsi in grado di portare ad una assetto aggiornato della Psicologia professionale che la metta in grado di affrontare le sfide dei tempi correnti, per prima quella pensionistica.
La Psicologia al servizio di una società in trasformazione
Dalla lettura dei dati qualitativi che qui presentiamo emerge, netta, la traccia che tutte le persone, oggi, sono costrette ad affrontare trasformazioni rilevanti e continue della loro organizzazione di vita di fronte alle quali le istituzioni, i gruppi sociali di appartenenza, la cultura dominante non sono più d’aiuto, non riescono a dare – come avveniva in passato – supporto ai singoli per orientare le loro risposte al cambiamento. Le principali istituzioni – lo Stato, la Chiesa, i Partiti – sono tutti in grande difficoltà nel proporre soluzioni ed indirizzi ad un mondo che cambia così rapidamente da non riuscire a costituire alcun solido substrato culturale a fronte di questi cambiamenti.
Questa condizione generalizzata apre spazi nuovi e poco usati per l’intervento professionale degli Psicologi, spazi che meritano di essere esplorati e colonizzati anche perché corrispondono ad un bisogno cruciale, che chiede risposte spesso senza trovarle.
Nella ricerca compare, poi, e viene articolata, l’interessante definizione dello Psicologo quale “Operatore dell’equilibrio emotivo”, professionista cioè competente nell’affrontare il malessere (la sofferenza, il disagio, l’incertezza, la solitudine) e contemporaneamente nel promuovere il benessere (la creatività, la capacità di adattamento, l’intelligenza, l’entusiasmo, la resilienza) delle persone.
Questa definizione porta anch’essa prospettive innovative nella proposta di servizi Psicologici. Emerge anche, molto chiaramente, che i nuovi temi con i quali la Psicologia professionale è chiamata a confrontarsi sono in buona parte temi di ordine non prettamente clinico, per i quali però la competenza di ordine clinico – intesa come capacità del professionista Psicologo di porre differenziazioni e di individuare percorsi di uscita dalle difficoltà sulla base di una compiuta ricognizione dell’implicito contenuto nella richiesta di intervento – è fondamentale per orientare ad uno sviluppo “equilibrato“.
La sfida principale per la Psicologia professionale, oggi, appare essere quella di aiutare le persone ad affrontare “i problemi normali”, le trasformazioni – a volte evidentemente drammatiche, a volte apparentemente banali – che ogni giorno sono di fronte a ciascuno e che corrispondono a cambiamenti costitutivi degli assetti sociali, a trasformazioni epocali, tra l’altro, nella organizzazione delle famiglia, delle relazioni amicali, del lavoro.
Questi elementi strutturanti l’identità sono diventati, negli ultimi vent’anni ed in maniera ancora più drammatica negli anni più recenti, elementi strutturalmente fragili e questa loro fragilità caratterizza sempre di più il modo di stare al mondo di tutte le persone. Il lavoro degli Psicologi può essere utilmente orientato a sostenere il complesso percorso di cambiamento delle persone alle prese con l’incertezza e la mancanza di punti di riferimento stabili che sono vissuti come condizioni immanenti alla società contemporanea.
La ricerca offre ancora tantissimi spunti a supporto della percezione che esiste una forte e crescente richiesta di Psicologia nella società contemporanea, così in difficoltà.
Esistono e crescono spazi per gli interventi di prevenzione e di gestione del disagio piuttosto che di vera e propria Psicoterapia, spazi da modulare in maniera differenziata a seconda dei diversi target cui ci si rivolge.
Così come ci sono spazi di collegamento con altre competenze ed altre professioni di matrice non psicologica ancora ampiamente da sviluppare e, al contempo, appare ormai ineludibile il ricorso oculato ai nuovi mezzi di connessione messi a disposizione dalle tecnologie.
Insomma, esistono e si accrescono rapidamente ambiti di intervento per la Psicologia professionale che possono dare occasioni di lavoro ad un numero ampio di nuovi Colleghi nonché possibilità di riposizionamento ai Colleghi più esperti, confermando così che la crescita del mercato della Psicologia professionale può essere ancora più importante di quanto non sia stato in questi anni.
Vero è che settori decisamente ricercati della nostra competenza professionale possono essere in futuro erosi da figure e profili che si propongano in maniera più efficace, in termini di capacità di intercettazione di questi bisogni emergenti, ma questo rischio appare oggi piuttosto lontano e potrà essere evitato con un rapido aggiustamento dell’offerta della Psicologia professionale.
Al di là degli aspetti legati al miglior posizionamento di mercato, ritengo di particolare valore i dati che prendono forma da questa ricerca in termini di legittimazione sociale della Professione: contribuiscono a chiarire quali sono e come si declinano le richieste che oggi la società rivolge alla Psicologia professionale. La capacità di corrispondere a queste richieste è una condizione legittimante la stessa esistenza della nostra Categoria professionale.
Una Professione esiste nella misura in cui risponde ai bisogni che la società esprime in un certo momento storico e di questo va tenuto conto da parte di chi ha responsabilità di indirizzo delle politiche complessive della categoria.
Emergono, in conclusione – con la necessità di mantenere attentamente il focus sulla rilevanza sociale della nostra professione, facendo attenzione alle incognite che si prospettano – le grandi potenzialità del nostro lavoro e l’importanza dei servizi che può rendere alla complessa società di questi anni.
Anche per questo ENPAP continuerà a sostenere con le sue iniziative lo sforzo della Categoria per non mancare le occasioni e gli obblighi che le contingenze storiche di quest’epoca pongono alla Psicologia professionale.